venerdì 28 ottobre 2011

Nel piatto: Olio extravergine di olivaAprutino Pescarese D.O.P.

L’olio extravergine di oliva Aprutino Pescarese è stato riconosciuto come D.O.P. tramite Regolamento CE n° 1263 del 1996 (GUCE L163/96 del 2 luglio 1996).
Viene prodotto nell’area vestina della provincia di Pescara e comprende ben 34 comuni (tra cui Montesilvano, Pietranico, Loreto Aprutino, Spoltore, ecc.) utilizzando olive Dritta, Leccino e Taccolana (da sole o insieme) in percentuali minime dell’80% e da altre varietà di olive in percentuali massime del 20%. Il territorio di produzione è caratterizzato da un ottimo equilibrio tra precipitazioni, temperature e venti ed un terreno tipico della coltivazione dell’olivo.
Le olive vengono raccolte a mano direttamente sulla pianta tra il 20 ottobre ed il 10 dicembre (secondo disciplinare), dopodiché le olive vengono trasportate presso le strutture di lavorazione, quindi lavorate; il prodotto di questa lavorazione viene controllato dal punto di vista qualitativo, poi viene confezionato e posto in commercio.


Caratteristiche
Quest’olio si presenta di un bel colore che va dal verde al giallo, un buon odore fruttato e gusto rotondo abbastanza intenso. Và conservato in contenitori chiusi, protetti dalla luce (altrimenti viene accelerato il processo di ossidazione), da fonti di calore (che pregiudicano le caratteristiche organolettiche) e dagli odori (che potrebbero essere assorbiti dall’olio stesso), in ambienti feschi e asciutti a temperature tra 14° e 20°C. La conservazione fatta in questo modo può consentire all’olio di mantenere inalterate le sue caratteristiche per oltre 3 anni (ma ne consigliamo l’uso antro massimo 6 mesi dalla spremitura).

Usi consigliati
L’Olio extravergine di oliva Aprutino Pescarese è il condimento ideale di tutti i tipi di insalate e trova un utilizzo anche a crudo, per la preparazione di sughi, zuppe, brodi e salse e per la frittura.

Nel bicchiere: Falesia I.G.T. Bianco (Paolo e Noemia D'Amico)

Questo pregevole I.G.T. Bianco è prodotto da Paolo e Noemia D'Amico con uve Chardonnay in purezza coltivate su terreni dell'alto Lazio (a confine con l'Umbria) posti a 400 m.s.l.m. di natura argilloso-calcarea.

La vendemmia viene effettuata manualmente e con l'uso di cassette con cui l'uva viene traspostata direttamente alla diraspapigiatrice; segue la fermentazione in barriques di rovere francesi di primo utilizzo.
Il vino affina nelle barriques per 9 mesi e poi in bottiglia per 5 mesi, fino a raggiungere una gradazione alcolica di 13,5%.

Questo I.G.T. si presenta di un colore giallo dorato intenso (direi quasi ambrato); al naso colgo sentori di frutta esotica matura, muschio, vaniglia e burro. In bocca risulta caldo, equilibrato, secco, alcolico e rotondo.
Và servito a 15°C in abbinamento con antipasti, piatti a base di pesce (risotto ai frutti di mare, pesci e crostacei con ricette elaborate), carni bianche servite con salse leggere e formaggi freschi.

Per informazioni telefonate allo 0761/948034 oppure scrivete a info@paoloenoemiadamico.it o ancora visitate il sito http://www.paoloenoemiadamico.it/ o anche andate a trovarli a Castiglione in Teverina (VT) in Località Palombaro - Vaiano.

mercoledì 26 ottobre 2011

Oggi cucino io: Gnocchi in salsa rosa

Ingredienti per 3 persone:

300 gr. gnocchi freschi del Pastifico La Mugnaia di Elice (www.mugnaia.it - info@mugnaia.it)
100 gr. ricotta fresca di capra
300 gr. pomodori pelati
prezzemolo, cipolla, olio, sale q.b.

Preparazione:
Su una padella scalda dell'olio ed aggiungi la cipolla tagliuzzata ed il prezzemolo; quindi aggiungi i pomodori pelati fino al restringimento della salsa (circa 10 minuti). Dopodichè aggiungi la ricotta di capra e mescola bene fino ad ottenere una bella salsa rosa densa.
Quando gli gnocchi sono cotti, scolali, condiscili con la salsa, aggiungi due-tre foglioline di prezzemolo e servili ben caldi.

A questi gnocchi abbino un vino bianco, leggero e fermo tipo un Cortona DOC Grechetto, un Frascati DOC Superiore o un Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC.

martedì 25 ottobre 2011

Nel bicchiere: Il Gelso I.G.T. Rosso (Gelso della Valchetta)

Questo I.G.T. è prodotto dalla cantina romana Gelso della Valchetta a partire da un blend di Merlot (75%) e Cabernet Sauvignon (25%) allevati a cordone speronato con densità di impianto di 5.000 ceppi/ha su terreni tufacei posti a 60 m.s.l.m. ed esposti a sud/ovest.
La vendemmia viene fatta nella seconda decade di settembre ed è sempre manuale (ogni pianta produce circa 900-1.500 g di una) all'interno di cassette; dopodichè le uve vengono trasportate alla pigiadiraspatrice che le spreme in maniera soffice.
Segue la fermentazione per circa 20 giorni a temperatura controllata di 28°C e all'interno di serbatoi in acciaio; la fermentazione malolattica viene svolta all'interno di vasche.
Il vino non fa affinamento in botti, ma solo in bottiglia per sei mesi.

E' un vino che si presenta di un colore rosso rubino limpido; al naso sento i piccoli frutti rossi (in primis mora e mirtilli, poi lamponi), il floreale della viola, nonchè una base di caffè. In bocca mi risulta secco, armonico, rotondo, fresco, equilibrato e persistente.
Raggiunge i 13,5% di gradazione alcolica e và servito a 16°-18°C in abbinamento con carni rosse anche grigliate, formaggi non troppo stagionati e melanzane alla parmigiana.
Per informazioni telefonate allo 06/61697775, oppure scrivete a info@gelsodellavalchetta.com, o ancora andate a visitare il sito http://www.gelsodellavalchetta.com/ oppure andate a tovarli a Roma in via Formellese, 173C.

piatto e bicchiere: Nel piatto: Mirtillo Nero dell'Appennino Modenese

piatto e bicchiere: Nel piatto: Mirtillo Nero dell'Appennino Modenese: Per Mirtillo nero dell’Appennino modenese s’intende solo ed esclusivamente il Vaccinium myrtillus L. che cresce spontaneo nei territori ...

Nel piatto: Mirtillo Nero dell'Appennino Modenese

Per Mirtillo nero dell’Appennino modenese s’intende solo ed esclusivamente il Vaccinium myrtillus L. che cresce spontaneo nei territori di otto comuni della provincia di Modena, di uno di Reggio Emilia, di uno di Bologna, di tre di Pistoia e di sei di Lucca.

Caratteristiche
Il Mirtillo nero presenta frutti a bacche sferiche di diametro di circa 7 mm, che pesano circa 40-50 gr, che presentano un colore nero-bluastro pruinoso; all’interno presenta una polpa rosso-scura, mentre il sapore è agrodolce, leggermente astringente e molto gradevole.

Usi consigliati
Il Mirtillo nero può essere utilizzato in cucina (lo si può mangiare fresco o impiegare per la preparazione di marmellate, sciroppi, liquori e succhi) ma anche come cosmetico (vista la presenza, nelle bacche, di acidi organici, tannini e pectine), antitumorale (vista la presenza, nelle bacche, di polifenoli ad azione antiossidante) ed in oftalmologia (vista la presenza, nelle bacche, di antociani).

Curiosità
La presenza di antociani all’interno delle bacche, responsabili di acuire la vista di sera, rendeva capaci i piloti della RAF che si cibavano di grandi quantità di marmellata di mirtillo nero, di una migliore visione nelle missioni in notturna durante la seconda guerra mondiale.

giovedì 20 ottobre 2011

Nel bicchiere: Villa Tirrena (Paolo e Noemia D'Amico)


Questo notevole I.G.T. Merlot del Lazio è prodotto da Paolo e Noemia D'Amico con uve Merlot in purezza coltivate tra Roma e Firenze ed al confine con l'Umbria, su terreni posti a 450 m.s.l.m. di natura calcarea.
La vendemmia viene effettuata manualmente e con l'uso di bins con cui l'uva viene traspostata direttamente alla diraspapigiatrice; segue la fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata.
Il vino affina in parte in tonneaux ed in parte in barriques di rovere francese nuove per 15 mesi e poi in bottiglia per altri 10 mesi.
Il vino si presenta di un colore rosso rubino intenso e limpido; al naso colgo sentori di piccola frutta rossa (lampone e ciliegia in primis), sottobosco, vaniglia, tostato ed un accenno di muschio.
In bocca risulta caldo, equilibrato, secco, alcolico, con tannini delicati ed eleganti: risulta un buon vino da far invecchiare a lungo.

Raggiunge una gradazione alcolica di 14% e và servito a 18°C in abbinamento con carni rosse arrosto e selvaggina.

mercoledì 12 ottobre 2011

Nel piatto: Puzzone di Moena

Il Puzzone di Moena (in lingua ladina Spretz Tzaorì che vuol dire formaggio saporito) è riconosciuto come presidio Slowfood dalla Provincia Autonoma di Trento e da Trentingrana Concast. Viene prodotto esclusivamente nella zona di Moena (TN) utilizzando latte vaccino intero proveniente dalle razze Bruna e Grigio Alpina alimentate al pascolo o a fieno.

Caratteristiche
Il Puzzone di Moena è un formaggio a pasta semicotta bianca, morbida, fondente, dalla forma tipica dei formaggi alpini (cilindrica, appiattita, di diametro circa 35 cm) e con occhiatura rada e irregolare; la crosta è liscia, untuosa, umida e di colore giallo ocra.
Ha un odore molto forte ed intenso (da cui il nome) in cui si riconosce la frutta matura, l’erba dei pascoli ed accenni di nocciole tostate, mentre come sapore risulta leggermente piccante, dolce e con un gradevole retrogusto amarognolo.
La salatura dura 2 giorni e si effettua in salamoia; dopo una ventina di giorni, il formaggio inizia ad essere bagnato con acqua tiepida una volta a settimana in modo tale da formare una patina intorno al formaggio tale da favorire le classiche fermentazioni all’interno della pasta.
Terminate le bagnature, inizia la stagionatura (che durerà da 2 fino anche a 12 mesi) all’interno di scaffali di legno posti in locali freschi e molto umidi: qui le forme vengono rivoltate due volte alla settimana.
Conclusa la stagionatura, il Puzzone di Moena può essere messo in commercio.


Usi consigliati
Il Puzzone di Moena lo si può consumare da solo come formaggio da tavola, ma è usato anche con la polenta, il risotto ed il purè di patate (e anche con gli gnocchi). Il vino che consiglio per l’abbinamento è un vino aromatico trentino corposo (e quindi Gewurztraminer altoatesino o un Traminer trentino) o anche un Teroldego.

martedì 11 ottobre 2011

Nel bicchiere: Spumante Brut (Cantine Silvestri)

Questo vino spumante di qualità è prodotto dalle Cantine Silvestri a partire da uve Falanghina e Chardonnay mature coltivate sulle colline campane e laziali.
La vendemmia è fatta tutta rigorosamente a mano ed in maniera selettiva.
Una volta raccolte, le uve vengono pressate in maniera soffice, sottoposte a fermentazione in bianco a temperatura controllata utilizzando lieviti selezionati; dopodichè, per evitare fermentazioni secondarie, il vino viene subito filtrato.
A febbraio-marzo si procede alla presa di spuma, operazione che va a concludersi verso ottobre-novembre; questo processo, grazie all’autolisi dei lieviti, porta lo spumante ad arricchirsi di profumi che lo renderanno particolare ed unico.
Dopo circa 3 mesi di affinamento in bottiglia, il Silvestri Brut viene posto in commercio.
Agli occhi appare di un bel colore giallo paglierino intenso e brillante con spuma bianca e persistente e perlage molto fine e anch’esso persistente; al naso percepisco il classico odore della crosta di pane e frutta matura (soprattutto mela, cotogna e banana). In bocca si presenta secco, elegante, armonico, equilibrato, sapido e di buona persistenza.
Raggiunge i 12,5% di gradazione alcolica e va servito a 6°-8°C come aperitivo, ma anche da tutto pasto con antipasti magri, primi a base di pesce e secondi a base di carni bianche delicate.
Per ulteriori informazioni, potete telefonare allo 06/9303365, oppure scrivere a vini@cantinesilvestri.it, oppure visitare il sito www.cantinesilvestri.it o ancora passare a trovarli a Lanuvio (Roma) in via Nettunense km. 18,190.

lunedì 10 ottobre 2011

Stasera cucino io: Mezze penne alla nordica

Ingredienti per 3 persone:

gr. 400 Mezze penne
gr. 100 Fontina D.O.P.
gr. 100 Speck
gr. 100 Zucchine romanesche
Sale q.b.
Olio q.b.

Preparazione:



Tagliare le zucchine a rondelle sottili e metterle a cuocere in una padella con dell'olio, quindi salarle;



















quando sono cotte, aggiungere lo speck tagliato a listarelle irregolari e farlo rosolare.


Quando l'acqua bolle, aggiungere le mezze penne e portarle alla cottura; quando sono quasi al dente tirarle fuori e versarle nella padella con le zucchine e lo speck.
Quindi aggiungere la fontina tagliata a quadrottini e farla squagliare. Impiattare e servire ben calde.

venerdì 7 ottobre 2011

Nel piatto: Fontina D.O.P.

La Fontina è stata dichiarata D.O.P. nel 1996. Viene prodotta in tutto il territorio della Valle d’Aosta, dove i fiori, l’acqua e le erbe danno al latte (e quindi alla Fontina) l’inconfondibile sapore e profumo.

Composizione
La Fontina viene prodotta con latte intero vaccino proveniente da un’unica mungitura di razze autoctone valdostane, come la Valdostana Pezzata sia rossa che nera.
Il latte che ne deriva viene lavorato entro le due ore successive alla mungitura proprio per conservare le sue caratteristiche peculiari (abbondanza di fermenti lattici vivi, presenza di proteine, carboidrati, grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi, vitamina A, calcio, fosforo e acido palmitico); per la coagulazione si utilizza il caglio di vitello.
Una volta coagulata, si effettua la rottura della cagliata che viene spezzettata finemente, tenuta in movimento e riscaldata gradualmente fino a circa 48°C in modo tale da spurgare i coaguli; una volta raggiunta la temperatura, il riscaldamento viene bloccato e, mantenedo sempre la pasta in movimento, si termina lo spurgo. Alla spinatura segue il riposo per una decina di minuti e quindi la messa in forma.

Caratteristiche
La Fontina è un formaggio grasso a pasta semicotta, color avorio-giallo chiaro di forma cilindrica appiattita e con occhiatura rada; la crosta è compatta e marrone.
Le forme di Fontina devono essere capovolte giornalmente alternando un giorno di spazzolatura (per togliere lo strato di muffa dovuto alla fermentazione naturale e per mantenere umida la crosta) con un giorno di salatura; la stagionatura è in media pari a tre mesi ed effettuata all’interno di grotte o cunicoli in grado di mantenere un’umidità molto elevata (superiore all’85%) ed una temperatura compresa tra i 10° e i 12°C.
In bocca la Fontina risulta fondente con un’aroma burroso (se giovane) o di toni fruttati e noci (se più stagionati).
La si può conservare in frigorifero oppure in cantina a temperature non superiori ai 10°-12°C.

Usi consigliati
La Fontina la si può consumare da sola, ma è soprattutto usata in compagnia vista la sua facilità di fondere già a 60°C (toast, pasta, fonduta, ecc…).

Il vino che consiglio per l’abbinamento è certamente un rosso leggero e abbastanza delicato in modo tale da dar risalto a tutto il suo gusto.

Un po’ di storia
Si fa risalire la sua origine al 1270 (già nella metà del 1200 in Valle d’Aosta c’era la famiglia "de Funtina" e nel 1300 la "de Fontines"): la si ritrova anche in un affresco presente all’interno del Castello di Issogne, dove si vede un banco di vendita del formaggio risalente ad epoca medievale, in cui si riconosce la tipica forma della Fontina.

mercoledì 5 ottobre 2011

Nel bicchiere: Giacchè Lazio Rosso I.G.T. (Casale Cento Corvi)

Questo I.G.T. Lazio Rosso è prodotto da Casale Cento Corvi a partire da uve Giacchè in purezza vendemmiate tardivamente.
Il Giacchè è un vitigno autoctono molto antico che Casale Cento Corvi è riuscito a recuperare da poche piante rimaste abbandonate nella zona di Cerveteri; le basse rese e la difficile vinificazione, hanno portato questo vitigno ad essere abbandonato nel tempo a vantaggio di altri vitigni più produttivi e meno qualitativi.
La vendemmia è fatta tutta rigorosamente a mano ed in maniera selettiva.
Il vino affina in barrique per circa nove mesi per poi passare al commercio.
Agli occhi appare di un bel colore violaceo molto cupo e limpido; al naso percepisco il sottobosco, il fruttato a bacca rossa (soprattutto visciola, ciliegia, amarena e prugna) ed anche la castagna ed una nota selvatica. In bocca si presenta fruttato, minerale, tannico, elegante, alcolico, armonico, equilibrato e di lunga persistenza.

Raggiunge i 14% di gradazione alcolica e va servito a 18°C in abbinamento con carni rosse elaborate e ben strutturate, cacciagione e formaggi ben stagionati.

martedì 4 ottobre 2011

Nel piatto: Prosciutto San Daniele D.O.P.

Il Prosciutto San Daniele ha ricevuto la D.O.P. con regolamento CEE n° 1107 del 1996.
Viene prodotto a seguito della stagionatura di cosce fresche certificate ed autorizzate, di maiali provenienti da allevamenti presenti in dieci regioni italiane (Fiuli, Veneto, Emilia, Piemonte, Lombardia, Marche, Toscana, Abruzzo, Lazio e Umbria).
La lavorazione viene effettuata nel Friuli centrale in un’area che corrisponde al Comune di San Daniele del Friuli (circa 34 kmq lungo il corso del Tagliamento a 2 km dalle Prealpi Carniche in linea d’aria).

Lavorazione
Le cosce certificate ed autorizzate vengono dapprima conservate per circa 24 ore tra –1°C e +3°C, in modo da rendere omogenea la temperatura e l’umidità; quindi vengono rifilate tramite dei tagli per raggiungere una certa forma a chitarra. Trascorsi uno o massimo 2 giorni, si passa alla salatura: le cosce vengono ricoperte di sale marino e poste a temperature tra 0°C e +4°C per tanti giorni quanti sono i kg di peso della coscia. Passati questi giorni, le cosce vengono pressate in modo tale da far penetrare fino in fondo il sale e poi lasciate a riposare in locali appositi (umidità tra il 70% e l’80%, temperatura tra +4°C e + 6°C) per dar modo al sale assorbito di distribuirsi in modo omogeneo ed uniforme. Dopo il riposo, le cosce vengono lavate in acqua tiepida e pulite dopodiché vengono posizionate per circa una settimana in ambienti ad elevata umidità e temperature tra 15°C e 24°C e poi per circa 40 giorni in condizioni di umidità in riduzione e temperature tra 12°C e 14°C all’inizio e 14°C e 19°C alla fine del processo. A questo punto (sono passati circa 4-5 mesi dall’inizio della lavorazione) le cosce vengono poste a stagionare in grandi ambienti ben aerati (in modo tale da subire tutto il benefico influsso dei venti provenienti dall’Adriatico e dalle Alpi): la stagionatura, per disciplinare, deve durare fino ad un anno ed un mese dall’inizio della lavorazione. Terminato questo periodo, i prosciutti passano al controllo e, se rispondenti ai requisiti, sottoposti a marchiatura a fuoco con il marchio del Consorzio.

Un po’ di storia
San Daniele del Friuli rappresenta, in epoca pre-romana, un importante insediamento celtico (ancora si possono osservare i resti dei "castellieri", costruzione tipiche dei Celti ed utilizzate come torri di guardia).
Anche i Romani conoscevano bene il prosciutto (via Panisperna a Roma deve il suo nome a panis, cioè pane, e perna, cioè perna sicca o prosciutto). Fino al ‘400 veniva chiamato zoccolo, poi si iniziò a chiamarlo persuttus; negli anni ’20 iniziano a fiorire i primi prosciuttifici nazionali.

Tra gli estimatori più illustri di questo prodotto troviamo Gabriele D’Annunzio.

lunedì 3 ottobre 2011

Stasera cucino io: Fettine impanate

Stasera tocca a me cucinare per tutti e tre: vado su una ricetta semplice semplice e rapida.

Ingredienti:

6 fettine di vitellone
1 uovo
panegrattato q.b.
sale q.b.
pepe q.b.
olio q.b.

Procedimento:

Rompete l'uovo e sbattetelo con una forchetta, quindi aggiustatelo con sale e pepe.
A questo punto mettere una fettina per volta nell'uovo, bagnarla bene e poi passarla nel pane grattato e girarle su tutte e due i lati. Nel frattempo fate scaldare molto olio in una padella e quindi rosolatevi entrambe i lati delle fettine precedentemente impanate.
Una volta cotte, adagiatele su della carta per fritti in modo tale da eliminare l'olio in eccesso e servitele ben calde (a me sono avanzate e me le porto domani per pranzo: anche fredde sono na squisitezza!!!)

Nel bicchiere: Amadis Colli Etruschi Viterbesi D.O.C. Violone


Questo vino D.O.C. è prodotto dalla Tenuta Corte di Tregoniano (di proprietà di Isabella Mottura) di Civitella d'Agliano (Viterbo) a partire da uve Violone (ovvero Montepulciano) in purezza allevate a cordone speronato su terreni minerali, di medio impasto, posti a 200 m.s.l.m.
La vendemmia (con resa di 55 q.li/ha) inizia i primi di ottobre; l'uva viene, quindi, posta a contatto con le bucce per circa una ventina di giorni con svariate follature ed un salasso del 15%.
Dopodichè viene effettuata la fermentazione alcolica in contenitori di acciaio inox a temperatura controllata.
Alla fermentazione alcolica segue la fermentazione malolattica che viene eseguita completamente. Il vino viene poi fatto affinare in barriques Allier nuove per circa un anno.
E’ un vino che si presenta di un bel colore rosso rubino limpido con riflessi violacei; al naso colgo i sentori di piccoli frutti rossi (mora, ribes e lampone ed un accenno di mirtillo), la vaniglia dovuta all'affinamento in barriques ed un accenno di spezie dolci. In bocca risulta secco, rotondo, armonico, morbido, pieno, rotondo, fresco, equilibrato e abbastanza persistente.
Raggiunge i 13% di gradazione alcolica e và servito a 16°-18°C in abbinamento con carni rosse importanti e cacciagione e formaggi ben stagionati.